Marzo 2020: segnamocelo. È uno spartiacque che ha cambiato il profilo del consumatore. L’emergenza Covid-19 ha aumentato il potere del consumatore e la sua capacità di scelta – cioè la sua responsabilità, che non è più soltanto condizionata dalla moda, dagli influencer, dal piacere, dal bello, dal divertimento. Ora il consumatore ha re-imparato a spendere/comprare prima di tutto per sopravvivere.
Una volta eravamo consumatori. Ora siamo connettori e protettori, impegnati a trovare mezzi di sussistenza. Siamo preoccupati e in costante comunicazione con i nostri cari che sono isolati come noi. Temiamo per la loro salute e per la loro stabilità emotiva. Siamo diventati “evangelisti” delle pratiche più semplici – stare a casa e lavarci le mani.
È ancora più strano notare cosa sta succedendo sui social media. Instagram fino a due settimane fa era il trionfo del consumismo, un posto in cui potevi solo continuare a comprare qualunque cosa superflua – e non sembrava mai abbastanza. Oggi, in questo mondo di “shelter in place“, ci troviamo in una posizione in cui, se siamo molto fortunati, abbiamo lo stretto indispensabile ed è sufficiente. Se siamo fortunati, siamo finalmente in grado di sperimentare la preparazione di pane per nutrire le nostre famiglie o consigli su giochi di società da fare in casa.
L’obiettivo vitale è la sostenibilità quotidiana della nostra famiglia. Stiamo cucendo maschere per i nostri operatori sanitari in prima linea e ci preoccupiamo se il nostro vicino ha finito le scorte di generi alimentari di prima necessità. Passerà anche questa. Ma non il cambiamento che stiamo vivendo, come persone e come consumatori.
Marzo 2020 può essere il punto di non ritorno da un consumerismo che non c’è più. I consumatori sono già diventati molto più responsabili: perché devo comprare questo prodotto? Quanto vale per la mia vita quotidiana pratica? È un bene duraturo? Può usarlo anche la mia famiglia?