Tra le tante cose a cui stiamo dando l’addio in modo frettoloso e senza troppi rimpianti, ci sono loro: gli influencer.
Come funzionava questo business
Chiamateli anche “vip” o “celebrities”. Quelli che una volta si intascavano parecchi soldi per fare la fatica di usare un prodotto – o semplicemente mostrarlo nei loro video su Youtube o TikTok. Quelli con milioni di fan. Quelli che influenzavano (da cui il loro nome “professionale” di influencer) le scelte di acquisto di altrettanti milioni di utenti.
Qual era la differenza con il classico testimonial di una volta? Semplicemente oggi c’è un rapporto più stretto, diretto, tra l’influencer e i suoi follower/seguaci. Questo grazie ai social media. Ma in realtà le comunità dei follower non erano così diverse da “chiese” o “sette” dove non era tollerato il dissenso (altrimenti eri subito stigmatizzato come “hater” o “stalker”) e dove il verbo dell’influencer era tutto.
Gli influencer, prima del COVID-19, erano così potenti che era molto frequente il caso di sponsorizzazioni simultanee – cioè, eri così famoso che tante aziende diverse ti chiedevano anche solo 1 post su Instagram o una citazione su YouTube e il marketing era bello che pronto. Quindi l’influencer era talmente sfruttato come risorsa di marketing che la coerenza o la continuità dei prodotti sponsorizzati erano, semplicemente, superflue. Così avevamo influencer che promuovevano, simultaneamente, farine, zuccheri, smartphone, scarpe da calcio.
Come finisce questo business
Ora, c’è voluta una pandemia mondiale per far capire ai consumatori che le scelte di acquisto sono nelle loro mani, piuttosto che dettate da un prezzolato influencer. I soldi sono pochi, trovare le merci non è scontato e vedersele consegnare a casa è già un traguardo. In più, gli influencer erano soliti mostrarsi ai comuni mortali dalle loro residenze di lusso, da stanze dorate o a grandi eventi riservati, a bordo di poderose auto o su yacht da mille e una notte. Ora, con la quarantena e lo “stay at home” tutto questo spettacolo patinato si è spento, svanito, perduto. L’influencer via webcam su Skype non è più così bello e irresistibile a vedersi! Ma ve le immaginate le grandi vip dei social con i capelli senza permanente da un mese o con il make-up nascosto dalla mascherina?
Infatti, torna l’esigenza fondamentale di avere la carta igienica in casa. Ma non c’è nessun influencer (almeno finora) che si sia prestato a promuovere questo indispensabile prodotto! Quindi, l’influencer pagato dalle aziende è una di quelle industrie che con il COVID-19 sta finendo in bancarotta. Non servono più le sue recensioni e non sono servono più i suoi post.
I consumatori vogliono un rapporto più diretto con le aziende. Vogliono guardarle in viso. Così come sono. Senza filtri o intermediari. Dopo tutto di questi tempi l'”influenza” non suona così bene…