La crisi COVID-19 ha scatenato un effetto domino. Non è facile accorgersene. Siamo tutti sotto assedio di informazioni e asserragliati in casa, dietro a schermi digitali ormai sempre accesi. Con ordine, partendo dall’economia, che è il termometro di salute della società.
La grande crisi della liquidità
Le aziende stanno affrontando una crisi parallela al COVID-19: la crisi della liquidità. Non si vende perché quasi nessuno compra. Almeno non come una volta. Non si fattura, non si guadagna. Non si fanno utili. Tanto meno si investe. Anzi, si liquidano eventuali investimenti e quasi quasi si aprono i vecchi cassetti dove erano riposti i titoli salva-vita per le emergenze. Come questa. Le banche sono la spina dorsale di questo fragile animale che è il capitalismo italiano. Guai se falliscono. Quindi, guai a fare prestiti “facili”. Come se una volta fosse stato facile aprire una linea di finanziamento.
La Banca centrale europea non è certo famosa per la sua “generosità” nei finanziamenti. Poi ci dovrebbe pensare la politica. Ma il Parlamento hai i suoi tempi tecnici per dare corpo alle decisioni del Governo. Tempi molto lunghi. Anche troppo. Allora, fino a quando le aziende potranno far fronte a questa crisi di liquidità?
Dalla crisi della liquidità alla crisi della comunicazione? No, grazie
Una delle “vittime” di questa crisi di liquidità è la comunicazione. Ovvero i budget affidati alla comunicazione, al marketing. Sembra che oggi la pubblicità sia diventata superflua. Quasi inutile. Comunque una cosa del “mondo di prima”. E’ già tanto oggi uscire di casa e trovare quello che “serve” (non quello che “piace”). Allora cosa me ne faccio dello spot?
Questo è un errore micidiale. Come uscire di casa senza protezione.
Intanto, anche nella comunicazione si sta verificando la crisi di liquidità generale: le aziende non guadagno, quindi non spendono in adv. Quindi stoppano gli investimenti (se va bene). Quando va male non riescono più a pagare le agenzie perché la pubblicità non ha portato risultati – non ha “convertito” gli utenti in click e i click in acquisti. Black out.
Invece: la comunicazione e il marketing sono vitali per le aziende.
Questo già oggi. Ci sono tanti modi per continuare a spendere – sì, proprio così: spendere (certamente, in volumi inferiori) – in attività di advertising online e social. Ad esempio:
- newsletter ai contatti attuali e/o a nuove liste
- promozioni generali
- impegno dell’azienda per la sicurezza dei suoi prodotti e dei lavoratori
- trova i prodotti più adatti a questa situazione
- consegna a domicilio
- gestione ordini arretrati
- assistenza
Questa lista è solo un inizio da esplorare insieme nei prossimi post. Ciò che conta oggi è sopravvivere. Non soccombere. In comunicazione è proprio così: esisti per i tuoi clienti finché comunichi. Altrimenti, non esisti più.
Internet è l’asset vitale: usatelo. Cioè: comunicate.
Oggi internet è l’infrastruttura dominante. Finché c’è internet, ci può essere un business. Ma se siamo noi a spegnere la comunicazione perché, intanto, è tutto inutile, allora sarà davvero tutto inutile. Al contrario la comunicazione è una fonte di business. Soprattutto oggi quando la comunicazione è rimasta l’ultima trincea – per un bel po’ di tempo, purtroppo – per difendere le aziende. Continuando la comunicazione si può continuare a lavorare a regimi minimi, con guadagni minimi, ma così c’è un modo per contrastare la crisi della liquidità.
Nel prossimo post, subito i consigli per la comunicazione per quelle aziende molto lontane dal mondo online e colpite più di tutte dal COVID-19: ristorazione e turismo.
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